Bari – Frosinone 4-0. Tabellino e pagelle

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BARI: Donnarumma; Salviato, Camporese, Filippini; Schiattarella (78′ Calderoni), Minala, Donati, Defendi; Galano (66′ Bellomo), De Luca (81′ Caputo); Ebagua. A disposizione: Guarna, Micai, Castrovilli, Boateng.  All. D.Nicola.

FROSINONE: Pigliacelli, Zanon (71′ Curiale), Russo, Blanchard, Crivello; Paganini (71′ Carlini), Gori (57′ Frara), Gucher, Soddimo; D.Ciofani, Dionisi. A disposizione: Zappino, Pamic, M.Ciofani, Sammarco, Cosic, Masucci. All. R. Stellone.

Arbitro: Manganiello di Pinerolo

Marcatori: 2′ De Luca (B), 46′ pt aut. Zanon (F), 52′ Ebagua (B), 82′ Ebagua (B)

Ammoniti: Minala (B), Gori (F), Russo (F), Donati (B), Dionisi (F), Paganini (F)

Espulso: Dionisi (F) per proteste

 

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La formazione scesa in campo nell’anticipo col Frosinone

 

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DONNARUMMA 6,5: Conferma il suo momento positivo con almeno tre interventi efficaci tra primo e secondo tempo. Sta acquisendo più fiducia in sè stesso e lo si vede anche in campo. PUNTUALE

SALVIATO 6,5: L’assist dell’1-0 su punizione e il salvataggio sulla linea dell’eventuale 3-1 sono le ciliegine su una prestazione difensiva affannosa ma comunque positiva. RIVALUTATO

CAMPORESE 6,5: Stilisticamente non sarà il massimo ma è preciso in tutti i suoi interventi. Balla pericolosamente insieme a tutta la retroguardia all’inizio, ma alla distanza ne esce alla grande tenendo a bada con l’esperienza un cliente come Ciofani. SICUREZZA

FILIPPINI 7: partita perfetta la sua. Sempre più a suo agio in quel ruolo. Corre come un forsennato e cerca sempre l’anticipo, annullando di fatto Paganini. Dimostra di essere all’altezza della situazione. Sarà un caso ma con lui titolare nei tre di difesa, zero gol subiti (Latina, Entella e Frosinone). Un ciaone a Mangia. COMBATTENTE

SCHIATTARELLA 6,5: E’ dappertutto. Fa su e giù per la fascia, facendosi trovare sempre al posto giusto sia in fase difensiva che in quella offensiva. Acquisto azzeccato e perfetto per questo modulo. Esce sfinito tra gli applausi. FRECCIAROSSA

MINALA 7: Domina la scena in mezzo al campo. Giocate di fino e leziosismi che spaccano in due e fanno ammattire il Frosinone. Ammonito, stavolta riesce a controllarsi negli interventi successivi. SONTUOSO

DONATI 6: Esperienza al servizio della squadra, soprattutto quando si tratta di lottare su palle sporche arrivate in area o appena fuori. Deve solo limitare di più i troppi errori nei passaggi. Sono sempre almeno 3-4 a partita. GUARDIANO

DEFENDI 6: Partita onesta la sua. Non sfigura e aiuta a controllare in difesa le iniziative ospiti. Stavolta niente errori, anzi si propone anche in attacco con due discese personali che meritavano maggior fortuna. CAPITANO RITROVATO

GALANO 6: Avrebbe voglia di spaccare il mondo. Quando parte palla al piede è imprendibile, ma perde sempre l’attimo giusto. Spreca due occasioni, una per tempo, tardando prima e schiacciando troppo poi, le sue conclusioni. GENEROSO

DE LUCA 7: E’ un altro giocatore. Si vedeva già prima di Natale che la zanzara stava tornando ad essere quella ammirata a Bergamo. Secondo gol consecutivo, sesto in stagione e quarto di testa. Il folletto è tornato imprendibile. TROTTOLA IMPAZZITA

EBAGUA 8: Sfortunato con l’Entella, assist man col Perugia, ecco finalmente i primi gol in maglia biancorossa. Picchiato dal primo minuto dagli avversari, risponde propiziando l’autorete con una mezza girata su autosponda, un cucchiaino dolce su rigore ed una progressione in contropiede al minuto 82. MOSTRUOSO

BELLOMO 6: Torna al “San Nicola” tra gli applausi. Fisicamente non al top, Nicola, a risultato ormai acquisito, gli concede poco meno di mezzora soprattutto per fargli mettere un po’ di minuti nelle gambe. Tornerà utile di sicuro. BENTORNATO A CASA

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CAPUTO 5: Fischi forse evitabili al suo ingresso in campo, ma dimostra di meritarseli, non festeggiando con la squadra il 4-0 e al fischio finale, correndo dritto negli spogliatoi senza fermarsi col resto del gruppo per il consueto discorso del mister. Dai Ciccio che a Catania ci sono Gillet, Belmonte ed Almiron che ti aspettano. CIAO CIAO

Ebagua e De Luca show. Al “San Nicola” si gioca a poker. Bari – Frosinone 4-0

Il forte vento freddo soffiato su Bari per tutta la giornata di venerdì, ha provato in qualche modo a rovinare i piani della serata portandosi via l’ennesimo petalo della copertura di un “San Nicola” sempre più nudo e aggravando di fatto l’agibilità dello stadio. La fortuna (insieme ai vigili del fuoco) ha invece fatto si che l’importantissimo anticipo col Frosinone si giocasse regolarmente. E meno male, oserei dire. Perché nonostante il clima invernale, sarebbe stato un peccato non poter assistere al “Giulio Ebagua show” e al tanto rotondo quanto inaspettato successo ai danni della squadra ciociara ottimamente allenata da Roberto Stellone.

Una vittoria per 4-0 non è risultato che si vede molto spesso da queste parti. Roba rarissima. A memoria, l’ultimo è lontano quasi quattro anni, quando si salutava la massima serie in quel di Bologna grazie ad Huseklepp e alla tripletta di Grandolfo, astro nascente rimasto tale e finito troppo presto nel dimenticatoio. In casa invece, una quaterna senza subire reti non la si vedeva dal 1993, primissimo anno di chi vi scrive sulle gradinate del “San Nicola”: la vittima di allora fu pure una squadra gialloblù, il Modena, punito da un’insolita doppietta di Massimiliano Tangorra che mise la sfida in discesa con il gol del vantaggio dopo 120 secondi dal fischio d’inizio.

Il copione viene parzialmente rispettato anche contro il Frosinone. La doppietta porta la firma di Ebagua, finalmente a segno in maglia biancorossa, mentre a sbloccare la partita al 2° minuto ci ha pensato la “zanzara” De Luca, al secondo gol consecutivo (ancora una volta di testa) dopo quello a Perugia di sette giorni fa.

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De Luca sblocca il risultato con il suo sesto gol stagionale © photo LaPresse

Il risultato finale, va detto, punisce oltre modo gli ospiti, autori di una buonissima prestazione mettendo in difficoltà per larghi tratti la formazione barese, soprattutto nel primo tempo. Se qualcuno si limitasse a leggere il risultato, senza aver visto la partita, penserebbe ad un match senza storia, con il Bari padrone del campo per tutta la gara e magari gli ospiti condizionati da un’espulsione. Invece no, nulla di tutto questo. Il Frosinone è si rimasto in inferiorità numerica, ma soltanto al 90° (Dionisi cacciato per proteste) e sul risultato finale ormai acquisito.

Per certi versi, si è verificata la stessa cosa accaduta nell’ultima giornata con lo Spezia, quando il Bari ridotto in dieci ad un minuto dall’intervallo, fu poi condannato troppo severamente con quello 0-3 finale. Partita strana, ma alla fine vinta meritatamente dai ragazzi di Nicola, accompagnati questa volta anche da quella giusta dose di fortuna, come accaduto in occasione del raddoppio nel recupero del primo tempo (autorete dell’ex Zanon) e con il generoso rigore del 3-0 trasformato da Ebagua con un delizioso cucchiaino.

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Il morbidissimo cucchiaino con il quale Ebagua ha realizzato il suo primo gol in maglia Bari © photo LaPresse

L’impronta del tecnico è sempre più radicata nell’indole dei biancorossi, soprattutto quando si tratta di lottare e stringere i denti su tutti i palloni. Il gioco non è ancora così spumeggiante, con la squadra che specie dopo il vantaggio iniziale, tende troppo facilmente ad abbassarsi, lasciandosi schiacciare: normale quando ci si difende con cinque uomini. Ma col tempo arriveranno miglioramenti anche nella velocità di manovra a centrocampo, apparso ancora troppo scollegato con i tre in avanti. E l’arrivo di Bellomo, trovata la condizione necessaria, servirà tantissimo in questo senso.

La nota stonata della serata è rappresentata come al solito da Caputo, nonostante i soli dieci minuti giocati: fischiato sonoramente al suo ingresso in campo (ma anche al cinema, durante l’anteprima del film Una meravigliosa stagione fallimentare), non solo non ha festeggiato coi compagni il gol del 4-0 forse perché deluso dal mancato passaggio di Ebagua, ma al triplice fischio è scappato dritto negli spogliatoi senza fermarsi col gruppo nel consueto discorso finale in cerchio: la frattura con i tifosi è ormai insanabile, Nicola continua a difenderlo ma la fiducia nei suoi confronti non è più quella di una volta, come testimoniano le due panchine consecutive. E’ meglio per tutti che vada via. Anche perché lo zar Protti non può essere superato nella classifica all time dei marcatori biancorossi.

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Ebagua cala il poker in contropiede © photo Giuseppe Corcelli

Gli aspetti positivi invece sono tanti in casa Bari: la porta inviolata per la terza volta nelle ultime quattro uscite casalinghe è indice di un ritrovato ordine difensivo, anche se a tratti ancora troppo “ansioso” e disordinato. De Luca al sesto gol stagionale, è in un momento di forma straordinario e migliora partita dopo partita l’intesa con Galano ed Ebagua, la cui concretezza e lo strapotere fisico fa sognare i tifosi.

Non va dimenticata la costante crescita di Minala e Filippini dal punto di vista tecnico (mandate il DVD della partita a Devis Mangia per favore) e di Galano e Defendi da quello mentale. Ma alla fine, l’unica cosa che conta è la vittoria, la prima del 2015, fondamentale per risalire la classifica e soprattutto per dare continuità ai pareggi con Entella e Perugia.

Già. La continuità. Assolutamente necessaria per sperare in qualcosa di più importante di una semplice salvezza. (Eba)Guai a fermarsi. Uscire indenni da Livorno permetterebbe di affrontare con un altro piglio il successivo doppio turno casalingo con Vicenza e Lanciano. Nel frattempo, il 2 febbraio chiude il mercato di riparazione, con diversi sogni sullo sfondo. Vedremo quale cassetto della scrivania di Paparesta si aprirà: quello di Cassano, di Polenta o di Di Cesare?

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Giulione Ebagua. Il 17 porta bene. © photo Giuseppe Corcelli

N.I.

 

 

 

 

 

Caputo, Sabelli e Romizi: Bari, ma con questo “poker” tu ci vizi. Bari – Avellino 4-2

E’ indubbio che giocare la domenica faccia sempre respirare quel pizzico d’aria di serie A. La stessa che, dopo oggi, è lecito sognare per merito di questo pubblico, questa rosa e queste prestazioni. Dopo il Catania, viene spazzato via non senza qualche sofferenza anche l’Avellino ex capolista e in striscia positiva da sei giornate. Agata Christie sosteneva “Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”: non ci resta che aspettare sabato e la trasferta di Varese, ma per adesso il Bari risponde presente all’appello delle pretendenti alla promozione nella massima serie.

Vittoria importantissima, utile non solo a far crescere ancor di più il morale di tutto l’ambiente proprio come nella cavalcata finale dell’anno scorso, ma anche da un punto di vista tecnico, dando conferma che la vittoria di sette giorni fa in casa di un Catania disastrato e disastroso (sconfitto pesantemente sabato a La Spezia) non è arrivata per caso o per troppi demeriti dei siciliani.

Il mai domo Avellino di Rastelli, si dimostra squadra di ottimo livello, comprovando di meritare la posizione occupata in classifica: sull’esperienza dello scorso campionato, sono certo che questa volta gli irpini continueranno stabilmente a veleggiare nella zona playoff sino a fine campionato.

Squadra che vince, non si cambia. Mangia dà ragione in qualche modo alla teoria del compianto Boskov e dà fiducia in toto alla squadra vittoriosa in Sicilia, con la sola eccezione dell’ovvio ritorno tra i titolari del nazionale Sabelli. Ma a sorpresa, non nella sua posizione di destra al posto di Salviato, bensì sul lato opposto, facendo rifiatare e dando un giusto turno di riposo ad un Calderoni apparso poco brillante sino a questo momento. Ma la chiave di lettura, potrebbe essere anche un’altra, ossia che mister Mangia non vuole rischiare di dover perdere per squalifica entrambi i terzini, considerato il loro stato di diffida. Per il resto, tutto confermato. Strano a dirsi, ma è ancora panchina per Galano.

Come con il Catania, il Bari parte fortissimo e sblocca la partita nei primi dieci minuti. Primo gol al “San Nicola” per uno straordinario e sontuoso Romizi, bravo a trafiggere Gomis con un missile da fuori area come solo lui sa fare: le prodezze di Empoli, Carpi e Trapani sono infatti ancora presenti nella memoria di molti, soprattutto in quella del sottoscritto.

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Romizi colpisce dalla “sua mattonella” e sblocca il risultato © photo LaPresse

Grinta, voglia, determinazione e forma fisica straripante. Sono questi gli aspetti che emergono su tutti, soprattutto nel primo tempo e il raddoppio di Caputo ne è la evidente dimostrazione: azione da manuale con palla recuperata a centrocampo, ripartenza veloce con Stevanovic, inserimento di Sciaudone sulla destra premiato perfettamente dal serbo, cross sul primo palo e gol del capitano. Roba da far vedere nelle scuole calcio.

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Il raddoppio firmato da Ciccio Caputo © photo LaPresse

Ma calma. Non tutto è perfetto in questo Bari. Comprese la gare di coppa Italia, soltanto due volte la porta è rimasta inviolata: l’esordio vincente a Chiavari e, paradossalmente, contro quel Livorno che ultimamente sta relegando goleade un po’ a tutti. Le amnesie e le sofferenze sulla palle alte o su quelle inattive continuano. L’intero versante sinistro sembra meno vivace, con Sabelli forse spaesato e Defendi e De Luca attenti più in fase di copertura che offensiva. Il doppio vantaggio inevitabilmente fa rallentare il ritmo, ma con squadre come quella irpina la prima disattenzione la paghi caramente. Ed infatti, il “conte Dracula” Comi ne approfitta due volte in pochi minuti, ma fortuna vuole che nella seconda occasione la bandierina dell’assistente Fabbri è alzata. L’intervallo arriva nel momento giusto per i biancorossi.

L’inizio di ripresa è copia di quello del primo tempo. Partenza sprint e non è un caso che il terzo gol arrivi sempre nei primi minuti e proprio da quel lato sinistro apparso in difficoltà sino a quel momento. De Luca si accentra come a Catania, ma stavolta invece di calciare, serve un cioccolatino per Sabelli che non può sbagliare. Primo gol tra i professionisti per lui e per il futuro terzino della nazionale. Anche se il ct dell’Under 21 Di Biagio, pare non lo abbia ancora capito…

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Il primo gol in carriera di Sabelli © photo LaPresse

Per l’Avellino potrebbe essere il colpo del ko, invece reagisce quasi subito e si rende pericoloso con la solita terribile coppia Comi-Castaldo. E in che modo? Sempre con colpi di testa: sul primo è superlativa la risposta di Donnarumma, ma sul secondo purtroppo deve capitolare. Inevitabile da quel momento in poi la sofferenza finale, complice anche il calo fisico di alcuni elementi della squadra; diversi sprechi di preziose ripartenze a causa di passaggi sbagliati per evidente mancanza di lucidità. Ma nel recupero, l’inesauribile Sciaudone ha ancora la forza per un ultimo scatto, procurandosi il primo rigore stagionale, in maniera piuttosto furbesca. Ciccio non lo sbaglia. E con questo sono 5 in 7 partite. Fischio finale.

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Caputo trasforma il primo rigore stagionale del Bari. © photo LaPresse

Quarto risultato utile consecutivo. Cominciamo anche a divertirci. Che il trenino si sia rimesso sui binari giusti?

N.I.

Mangia, che confusione. Sarà perché (non) giochiamo? Bari – Modena 1-1

I campionati si vincono a maggio e non ad ottobre”. Verissimo. Ma come lo si riesce a vincere se nelle prime sette partite si buttano via almeno 6-7 punti? Anche col Modena, l’ennesima occasione sprecata, per di più in superiorità numerica per quasi tutto il secondo tempo. Non a caso al triplice fischio, eccoli puntuali i primi meritati fischi ma che probabilmente non sono andati giù soprattutto all’ex commissario tecnico dell’ Under 21.

A giudicare dalle parole dette e dalle reazioni avute in conferenza stampa a fine gara, è evidente come Mangia cominci a mostrare segni di confusione e insofferenza, rendendosi conto di come una piazza calda come quella barese (giornalisti compresi) sia capace di criticare, anche dopo 90 minuti di pieno e continuo sostegno.

E’ vero che in serie B, non ci sono mai partite facili. Ma la prestazione offerta contro il Modena, lascia molto a desiderare. Soprattutto per quanto fatto vedere nel secondo tempo, con gli uomini di Novellino ridotti in 10 dall’espulsione generosa dell’ex Beltrame e chiusisi ancor di più nella propria metà campo, “aggravando” il già troppo prudente atteggiamento dei gialloblu di questo inizio di campionato: la conferma la si trova nel fatto di presentarsi al “San Nicola” con la porta inviolata da quattro partite ma anche di essere, prima del gol del pareggio di Salifu,  l’unica squadra della serie B a non aver segnato nel primo tempo. Sintomo appunto di una squadra che sa come colpire nella ripresa, alzando il baricentro offensivo dopo una prima parte guardinga.

La presenza di pubblico vista nella partita d’esordio casalingo col Perugia è ormai un lontano ricordo. Tanti, troppi spazi vuoti nei settori  dello stadio e questa volta non c’è nessun concerto o evento fieristico in programma. Ma la verità è un’altra e tutti noi la conosciamo. E non penso sia solo colpa del meteo.

I segnali incoraggianti visti nella parte finale della gara di Lanciano, sono in qualche modo confermati ad inizio di partita. Conferma da titolare per Contini, mentre Romizi parte finalmente dal primo minuto in questa stagione. Dopo il primo gol in campionato, si rivede nell’undici iniziale anche “la zanzara” De Luca, ma non è ancora minimamente quel giocatore fattosi apprezzare in coppia con Denis, lo scorso anno in serie A.

Come con il Livorno, è un colpo di testa sotto la Nord a sbloccare il risultato: bellissimi sia il cross di Stevanovic che la torsione in anticipo su Marzorati, di Ciccio Caputo. Si ferma dunque a 426 minuti l’imbattibilità di Pinsoglio.

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Il colpo di testa di Caputo sblocca il risultato © Lapresse

Nemmeno il tempo di esultare, ed ecco l’ennesima disattenzione difensiva su palla inattiva. Per certi versi, sembra di rivedere il gol subito col Lanciano, con una punizone-cross dalla tre quarti e Salifu (perso sempre da Camporese) libero di colpire indisturbato al limite dell’area piccola.

Da quel momento in poi, nessun’altra occasione nitida per riportarsi nuovamente in vantaggio, anzi è un miracoloso intervento di Contini su Signori lanciato a rete ad evitare guai peggiori.

Come detto poco sopra, il copione non cambia di molto nemmeno nella ripresa con addirittura un uomo in più. La squadra appare scarica, senza idee e molto confusa, che gioca solo con la forza dei nervi e della disperazione e perché no, anche un pizzico di nervosismo. Lanci lunghi a casaccio verso l’area di rigore che non si vedevano nemmeno lo scorso anno quando avrebbero potuto avere un senso con Cani o Joao Silva pronti a spizzare le palle alte.

Le sostituzioni alquanto discutibili non portano gli effetti sperati: perché togliere Romizi, Stevanovic e Sabelli i migliori sino a quel momento, per far giocare un Rozzi fuori ruolo o un impalpabile e svogliato Wolski? Comprensibile, ma fino ad un certo punto, solo quella del terzino destro, perché ammonito e forse per cominciare ad abituare Defendi, visto che probabilmente toccherà a lui col Catania a ricoprire quel ruolo, complici le assenze dello stesso Sabelli (under 21)  e dell’infortunato Salviato.

Non è accettabile non creare occasioni da rete limpide in superiorità numerica. Solo Defendi ha una palla buona, ma da posizione defilata la sparacchia in curva. Troppo poco.

E’ vero che si può essere nervosi per esser stato “costretto” ad abbandonare il proprio credo tattico da sempre… Ma come si può affermare di aver creato tante occasioni da gol nella ripresa? Davvero dobbiamo considerare azioni pericolose tre palle (e un colpo di testa alto) che rimbalzano davanti al portiere avversario? L’importante è saperlo. Cosi tutti noi ci prepariamo a vivere diversamente un campionato annunciato con prospettive ben diverse e di grande interesse.

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La delusione a fine gara dei biancorossi ©corriere del mezzogiorno

N.I.

 

 

Elementare, Mangia: ritorno al passato ed ecco i 3 punti. Bari – Livorno 2-0

Tanto tuonò che piovve. E’ durato cinque partite il credo tattico di Mister Mangia.

Alla fine si è arreso ed ha dovuto cedere al 4-3-3 tanto amato da stampa, tifosi e alcuni elementi della squadra. Guarda caso, a sbloccare il risultato, è stato proprio lui, “l’arciere” Sciaudone, uno della vecchia guardia che tanto aveva sofferto il passaggio al modulo imposto dall’ex ct dell’Under 21, sia per il non essere titolare e soprattutto per le limitazioni ai suoi inserimenti offensivi quando mandato in campo.

Vittoria importante. La seconda di questo campionato. Ed anche stavolta, con il classico “inglese” 2-0, risultato che tra l’altro si rivelò nella sconfitta con il Perugia.

Dopo tre neopromosse dalla Lega Pro, ecco il Livorno retrocesso dalla serie A, imbattuto dopo le prime tre giornate e allenato dal fischiatissimo Gautieri, che da queste parti viene ricordato in maniera positiva, non tanto per le sue capacità di allenatore (il “senza palle”come lo definì Fascetti, lasciò la squadra a pochi giorni dall’inizio del ritiro dello scorso anno) quanto per le emozioni regalate da giocatore e più recentemente, dalla sua figliuola Marianna, autentica star dei social.

Lo spicchio centrale della Nord, vuoto ed in sciopero per oltre mezz’ora, ha scatenato brutti ricordi e non pochi gesti scaramantici: l’ultima volta vista in quelle condizioni, era il lontano 2008 e arrivò una sonora sconfitta per 0-3 con il Sassuolo. Molto rischiosa la decisione della Curva: considerate le già quasi diecimila presenze in meno rispetto alla prima gara interna col Perugia, se ci si aggiunge una protesta, condivisibile o meno, la squadra finirebbe per risentirne in maniera evidente. Anche perché se il gioco già di per sé è poco brillante, la spinta della parte calda della tifoseria diventa necessaria nei momenti delicati di una partita.

Altro ostacolo di giornata, l’anomalo caldo e l’altissimo tasso di umidità che, a lungo andare, influirà in maniera decisiva sulle condizioni fisiche dei 22 in campo…

Nonostante tutti questi fattori, la squadra sembra non soffrirne: è troppo importante essere tornati al vecchio modulo, gli automatismi son conosciuti a memoria da gran parte degli interpreti e si deve sfruttare l’occasione. La partenza è sprint: Donati, sembra avere ancora il piede caldo di Frosinone e nei primi due minuti spaventa la retroguardia labronica con due conclusioni da fuori, ispirate da uno scatenato Stevanovic, il quale poi pennella sulla testa di Sciaudone il gol del vantaggio al minuto 16.

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Sciaudone sblocca il risultato. © Arcieri

Tra afa e silenzio, l’atmosfera dello stadio è irreale, ma il primo tempo comunque si fa apprezzare. Tornano a vedersi in maniera continua anche le sovrapposizioni dei terzini, nonostante dovessero vedersela con clienti scomodi quali l’ex Siligardi e Cutolo. L’asse di destra Sabelli-Sciaudone-Galano sembra quello dei bei tempi, anche se il numero 10 barese, forse “emozionato” dall’esser tornato più vicino all’area di rigore, appare ancora un po’ spaesato.

La novità di giornata è rappresentata dall’esordio dal primo minuto di Camporese come partner di difesa di Ligi: l’ex viola mostra la giusta personalità e non va quasi mai in affanno, al contrario del compagno di reparto che qualche incertezza da brivido in disimpegno deve sempre regalarla. Il Livorno, dal canto suo non sta a guardare, si rende pericoloso con iniziative di Galabinov e soprattutto Cutolo (palo esterno) ma si vede costretto a fare i conti con la sfortuna, con due sostituzioni per infortunio già nel primo tempo: si rivede in campo l’odiato ex “torello” Vantaggiato, autentica bestia nera e capace di farci male con le maglie di Parma, Pescara e Rimini. Ma stavolta, porta a casa solo un giallo per proteste e tanti fischi…

Alla ripresa del gioco, resta negli spogliatoi il folletto De Luca. Ufficialmente per un problema fisico, ma vista la prestazione offerta anche questa volta, non sarebbe stata un’eresia pensare ad una scelta tattica. Fuori quindi il “rozzo” e dentro Rozzi: alcuni hanno simpaticamente ribattezzato così il cambio di Mangia, oggi in veste casual con camicia e jeans.

Il ritmo nella ripresa, complice il caldo, cala inevitabilmente: viene meno la lucidità, aumentano gli errori e soprattutto i cartellini. Ma le emozioni non mancano. Che però il vento sia cambiato, lo si capisce dal fatto che questa volta sono gli avversari a chiudere in inferiorità numerica, per l’espulsione di Emerson. La stanchezza prende il sopravvento, ma vien fuori una splendida Curva Nord.

Servirebbero almeno altri tre cambi… Stevanovic e Sciaudone lottano coi crampi, ma alla fine ad uscire, sono gli stremati Donati e Camporese per Romizi e Rossini. Il Bari spreca due ghiotte occasioni con Sabelli e Galano, rischia addirittura di farsi beffare da Bernardini… la pratica Livorno viene chiusa al 95′, grazie alla splendida azione personale di Rozzi, conclusasi col meritato gol di Stevanovic a 5 secondi dal triplice fischio: Frosinone, dunque vendicata e dimenticata.

Piccoli miglioramenti, ma la prestazione non è ancora quella esaltante dell’anno scorso. Di buono, solo i tre punti, ma prendiamoceli stretti e guardiamo avanti con positività. Anche perché è stata smentita una grande legge matematica: “cambiando l’ordine degli elementi, il risultato CAMBIA”. Capito, mister?

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“Il fattore S” decisivo di oggi: Stevanovic e Sciaudone.

N.I.